Dall'incipit dell'articolo di Luciano Erba: «Piu di una volta, in tema di letterafura francese del primo Seicento, accade di veder ricorrere con intento caratterizzante la nozione di miopia. Se e vero che miopia significa l'incapacità di distinguere gli oggetti posti lontani dall'occhio, vulgo cortezza di vista, per scrittore miope sembra a noi che debba intendersi, fuori d'ogni traslato, lo scrittore di preferenza portato a rappresentare quanto cade entro il piu breve raggio visivo: pertanto piuttosto oggetti piccoli che grandi, o linee, strutture, toni particolari piuttosto che generali. Lo stile di siffatto scrittore non mancherà di darci l'impressione di un'estrema precisione, e lo scrittore stesso di apparirci attentissimo a che nessun particolare, per quanto nascosto o poco significante, possa sfuggirgli...».