Gli arcieri sciti costituivano un reparto armato di schiavi pubblici che, nell’Atene del V secolo a.C.,
si occupava del mantenimento dell’ordine pubblico nelle riunioni istituzionali e che aveva compiti
di polizia urbana. Non è escluso che essi abbiano avuto alcuni rapporti con l’esercito regolare ateniese
ed è probabile che essi si siano mostrati fedeli alla democrazia nel corso dei due colpi di Stato, del
411 e soprattutto del 404: questi due elementi inducono a ritenere che essi abbiano rivestito un ruolo
tutt’altro che marginale nella società ateniese e che abbiano raggiunto una qualche, seppur parziale,
forma di integrazione nel tessuto sociale cittadino.
La lezione manoscritta tÒnoj tÁj yucÁj costituisce una difficile questione interpretativa risolta a
partire dal Rabe con la correzione del testo in tÒnoj tÁj fwnÁj (Athanasii Prolegomena in
Hermogenis Artem, in U. RABE, Rhetores Graeci, XIV, Lipsiae 1931, 177, 3-8 = 712 FHS&G). Contro
una ribadita tendenza della critica a sostenere la necessità di emendare questo testo, qui si cerca di
mostrare che la lezione manoscritta è del tutto compatibile con l’ipotesi che nel trattato Sulla recitazione
Teofrasto si sia occupato, di conseguenza al ‘tono dell’anima’, anche di ‘tono della voce’ in
rapporto ai movimenti corporei di un oratore e/o di un attore. La lezione ‘tono dell’anima’ richiede
di essere spiegata alla luce della complessa teoria sulle emozioni di Teofrasto, strettamente collegata
alle swmatikaˆ kin»seij (tra i quali per Teofrasto c’è anche la voce) e permette di riconoscere
l’interesse filosofico, in senso pieno, sotteso anche al trattato Perˆ Øpokr…sewj di Teofrasto: sembra
riduttivo interpretare quest’opera semplicemente come una prima raccolta di norme tecniche sul tono
della voce, le direzioni dello sguardo e i movimenti del corpo durante una recitazione. I suoi contenuti,
speculativamente più complessi in rapporto al ‘tono dell’anima’, hanno punti di contatto con alcune
importanti esperienze di attori e drammaturghi del nostro XX secolo.
Le due campagne trionfali di Lucio Mummio sono analizzate alla luce delle rispettive fonti, in particolare
Appiano (Ib. 56, 236-57, 242) per quella del 153 a.C. in Lusitania/Mauretania, da cui emerge
un allargamento del fronte di instabilità nella pars occidentalis della repubblica alla vigilia della terza
guerra punica, e Giustino (34, 2, 1-6) per quella del 146 a.C. in Grecia, a testimonianza, di derivazione
polibiana, della ¥gnoia kaˆ man…a degli Achei nella battaglia di Leucopetra e dell’ormai
consolidata supremazia della legione contro la falange.
It is possible to recover the meaning of some ambiguous words in an oratorical fragment of the
younger Tubero since a passage from an extant speech of Cicero is a direct response to the preserved
fragment of Tubero. Against this background it becomes apparent that Caesar in an unnoticed passage
of the Bellum civile is impugning the honesty of two of his opponents.
Un frammento porfiriano (fr. 64 von Harnack) conferma la notizia di Tertulliano, Apol. 5, 2 sul
senatoconsulto del tempo di Tiberio che, rifiutando la proposta dell’imperatore di riconoscere il
Cristianesimo, faceva di questa religione una superstitio illicita, i cui seguaci potevano essere messi
a morte come tali. È l’inizio della legislazione anticristiana e la base giuridica delle persecuzioni.
L’analisi di due similitudini permette di far emergere una funzione, perseguita e ottenuta da Seneca
con l’impiego di una raffinata tecnica intertestuale, nel quadro di una articolata strategia figurale.
Almeno in questi due casi, l’impiego delle similitudini, lungi dal costituire rallentamento dell’azione
drammatica o amplificazione retorica del già noto, ha la funzione di inserire il personaggio nel quadro
della visione stoica della vita e delle passioni. In particolare ottengono visibilità gli strati più fluidi
e segreti della vita psichica, quelli che devono comunque essere indicati alla valutazione degli ascoltatori
per la particolare natura del teatro senecano.
Nella favola IV 7 Fedro finge un dialogo con un critico brusco, il cosiddetto lector Cato (v. 21) che
si può identificare come Catone maggiore e che serve come punto di riferimento per i singoli argomenti
del contrasto. Al di là dell’imitazione tragica e la forma metrica della favola è per questo preciso
profilo del critico, elaborato dalla figura di Catone maggiore, che Fedro si fa conoscere come poeta
doctus.
Contro l’esegesi di Arg. 4, 165 proposta da Liberman, secondo il quale la lotta di Otreo con Amico
sarebbe imposta al giovane da Laomedonte come prova preliminare per ottenere la mano di Esione,
si sostiene la validità dell’interpretazione vulgata secondo cui a costringere Otreo al combattimento
fu Amico stesso, in ottemperanza al suo personale e scellerato ius hospitii.
Alcuni recenti apporti critici consentono di formulare nuove ipotesi sulla cronologia e sulla storia
della dinastia abgaride a Edessa, in particolare riguardo ad Abgar Ukkama, nel I sec. d.C., e ad Abgar
il Grande, in età severiana.
Tacito e Ammiano Marcellino sono confrontati nella loro provenienza sociale, visione politica, capacità
narrativa, cultura. Quanto alla lingua, è mostrata la conoscenza che Ammiano ha di Apuleio. È istituito
un confronto fra gli usi lessicali di Ammiano e di Tacito: le ricorrenze appaiono attestare in Ammiano
una memoria sia pur marginale di Tacito.
Amiano Marcelino utiliza el doble sentido en sus Res gestae el hacer una única alusión a la figura
de Cornelio Galo, prefecto de Egipto bajo Augusto. De este modo quiere referirse, de forma encubierta,
al césar Flavio Galo, y en claro contraste con su hermano el emperador Juliano.
In the ruins of a basilica near the village of Veliki Krcimir (southern Serbia) fragments of an inscribed
Roman brick have been found, containing a piece of early Christian correspondence. Owing to the
presence of scriptural quotations, the lost part of the document is largely recoverable. The letter was
apparently written by a clergyman to another; the sender reclaims what seems to be a sum of money
destined to the ongoing construction of the basilica.
L’etimologia fino ad ora accettata per arm. dirt ‘feccia, morchia’ considera il lessema un prestito dal
pers. durd ‘deposito’, tale derivazione non è però priva di difficoltà. Sulla base di confronti lessicali
e semantici con altre lingue, si propone di ascrivere arm. dirt al fondo indeuropeo della lingua armena.
Da sempre ritenuta estranea a quella tradizione classica che occupa un posto di rilievo nella letteratura
italiana, la poesia di Montale può invece offrire qualche sorpresa proprio su questo terreno di
indagine. I motivi qui presi in esame sono da una parte il rifiuto della poesia paludata, espresso
attraverso l’opposizione fra via larga e battuta e sentiero stretto e malagevole (I limoni); dall’altra
l’immagine della “casa sulla scogliera” come luogo-simbolo attraversato dal flusso inarrestabile del
tempo (La casa dei doganieri). Il primo si colloca in una catena intertestuale che ha il suo anello
iniziale nel prologo degli Aitia callimachei, il secondo sfocia nel singolare riuso della celebre ode a
Leuconoe di Orazio (carm. 1, 11).
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Scienze dell’antichità per via informatica. Banche dati, Internet e risorse elettroniche
nello studio dell’antichità classica, con contributi di U. RAUSCH, introd.
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