La violenta giustizia di Zeus (Aeschyl. Agam. 182-183)
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L’inno a Zeus contiene la chiave interpretativa di tutta la trilogia. Esso rappresenta la manifestazione più alta del pensiero eschileo. Vengono affrontate le principali questioni interpretative ed esegetiche, necessarie per intendere tutto l’inno. Il punto cruciale è costituito da biaíos (vv. 182-83), che è lezione dei codici: probabilmente bisogna leggere bíaios. L’uomo non è destinato a soffrire senza capire il perché, senza individuare una connessione tra agire e soffrire. Il dio che regna su tutto e su tutti ha aperto una via al fronèin (v. 176). Questa cháris è detta ‘violenta’, perché è possibile ottenerla mediante il pathos, che oltre tutto resta qualcosa di congenito al principio del drasanta pathèin. Questa legge dell’esperienza dolorosa ha valore universale. Si chiarisce ulteriormente se consideriamo quel che lo stesso Eschilo dice sulla natura della legge e sul rapporto tra il polítes e il nómos. La paura della legge è necessaria, come si può vedere da più luoghi. In particolare, concorrono a facilitare e nello stesso tempo a completare le argomentazioni su questo concetto Pindaro col celebre fr. 152 Bowra (= 160 Snell) e Solone col fr. 24 D. Nella conclusione si considera l’esistenza drammatica dei personaggi – Agamennone, Clitemnestra, Oreste, Elettra, Egisto – alla luce di questi concetti.
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