Viene studiato il problema dell’esito di i- in greco. Si comincia dal pensiero di Karl Brugmann, giungendo fino alle posizioni degli studiosi del nostro tempo. La complessità del problema deriva dai diversi esiti di questo fonema all’inizio di parola in greco. In vari casi l’esito è un’aspirata che viene resa con lo spirito aspro, in altri casi è z- . Studiando questi casi in contesti approfonditi, si nota che i lessemi in cui compare quest’esito appartengono alla cultura materiale, cosicché si avanza l’ipotesi che potrebbe trattarsi di prestiti relativi all’area agricola.
L’inno a Zeus contiene la chiave interpretativa di tutta la trilogia. Esso rappresenta la manifestazione più alta del pensiero eschileo. Vengono affrontate le principali questioni interpretative ed esegetiche, necessarie per intendere tutto l’inno. Il punto cruciale è costituito da biaíos (vv. 182-83), che è lezione dei codici: probabilmente bisogna leggere bíaios. L’uomo non è destinato a soffrire senza capire il perché, senza individuare una connessione tra agire e soffrire. Il dio che regna su tutto e su tutti ha aperto una via al fronèin (v. 176). Questa cháris è detta ‘violenta’, perché è possibile ottenerla mediante il pathos, che oltre tutto resta qualcosa di congenito al principio del drasanta pathèin. Questa legge dell’esperienza dolorosa ha valore universale. Si chiarisce ulteriormente se consideriamo quel che lo stesso Eschilo dice sulla natura della legge e sul rapporto tra il polítes e il nómos. La paura della legge è necessaria, come si può vedere da più luoghi. In particolare, concorrono a facilitare e nello stesso tempo a completare le argomentazioni su questo concetto Pindaro col celebre fr. 152 Bowra (= 160 Snell) e Solone col fr. 24 D. Nella conclusione si considera l’esistenza drammatica dei personaggi – Agamennone, Clitemnestra, Oreste, Elettra, Egisto – alla luce di questi concetti.
All’indomani della battaglia di Salamina, Temistocle partecipò a uno o più dibattiti in cui venne
discussa l’eventualità di inseguire le truppe persiane in ritirata e di tagliare il ponte di barche
sull’Ellesponto. Secondo le numerose fonti, la più antica delle quali è Erodoto (VIII 108-110), in
tali circostanze, con la sua consueta astuzia, egli avrebbe ingannato i propri compatrioti o il re
persiano o entrambi, nell’interesse della Grecia tutta oppure a proprio esclusivo vantaggio. Lo studio
propone un’analisi delle fonti e delle loro divergenze e si sofferma principalmente sulla natura e
sugli obiettivi dell’inganno di Temistocle.
Nel succedersi degli eventi che portarono alla terza guerra sacra, Filomelo divenne il primo strategòs autokràtor del koinón focese. Negli anni del suo comando (356-354 a.C.) seppe legittimare l’occupazione focese di Delfi, di cui egli stesso fu artefice, presentandola come liberazione dell’Anfizionia dal predominio tessalico-tebano, e con un’attenta politica diplomatica riuscì a creare un ampio consenso intorno al nuovo assetto del santuario. Grazie a massicci arruolamenti di mercenari aprì la strada che permise al successore Onomarco di fare della Focide una potenza militare in grado di competere a livello internazionale; la continuità della politica intrapresa da Filomelo fu resa possibile, almeno nelle linee essenziali, dal succedersi nel suo stesso ruolo di personalità appartenenti alla cerchia dei suoi fíloi, tra loro legati da vincoli anche di natura parentelare.
Si analizzano 28 testimonianze letterarie, epigrafiche e archeologiche per ricostruire un profilo dell’attore
Teodoro di Atene, uno dei protagonisti delle scene teatrali in Atene e fuori Atene nella prima
metà del IV sec. a.C.: 18 testimonianze sono riconosciute come certe, 4 sono proposte con un margine
di dubbio in riferimento ad altri possibili Teodori, 6 testimonianze precedentemente attribuitegli
vengono escluse. Teodoro sceglieva quali parti recitare in vista di una maggiore presa sul pubblico,
vinse più volte come migliore attore alle Lenee e alle Grandi Dionisie di Atene, si esibì anche
fuori (vinse sicuramente un concorso a Taso e recitò davanti al tiranno Alessandro di Fere in Tessaglia),
ripropose in scena le grandi tragedie del V sec. a.C. (un uso ripreso dal 387-86 a.C.), fu uno dei
protagonisti dell’iniziativa sempre più diffusa di interpretare brani tragici (estrapolati dai contesti)
durante i simposi, ebbe come tritagonista l’oratore Eschine, e attorno a lui fiorirono aneddoti e leggende.
Aristotele (suo più giovane contemporaneo) è il primo a parlare della sua capacità eccezionale
di esprimere una recitazione del tutto naturale. Lo studio comprende alcune considerazioni su
bassorilievi e raffigurazioni vascolari che riproducono maschere teatrali, con particolare attenzione
alla maschera dell’uomo vecchio (pappos protos) e alle raffigurazioni di attori che fissano la propria
persona, con un riferimento al fenomeno dell’empatia dei neuroni a specchio (una recente scoperta
scientifica in campo neurologico che potrebbe dare un significato funzionale all’osservazione
della maschera da parte dell’attore).
Nella molteplicità delle circostanze che concorsero alla scelta del titolo di un’opera letteraria antica,
condizionate spesso dai difficili meccanismi di diffusione del prodotto letterario, l’incipit di un testo,
soprattutto poetico, fu spesso utilizzato per designarlo nel suo insieme. Ne è un esempio arma
virumque che in Ovidio e in Marziale, poi nei grammatici e negli epigrammisti successivi finì col
sovrapporsi, pur con finalità diverse, al titolo del massimo poema epico latino.
Lo studio analizza la sequenza di versi 172-174 del primo coro dell’Hercules furens, in cui Seneca,
all’interno di ampie riprese del pensiero di Orazio, esprime un giudizio polemico sull’oratoria contemporanea.
Attraverso il confronto con alcuni passi desunti da autori della prima età imperiale, che
riflettono un’opinione diffusa sulla decadenza dell’eloquenza e sui suoi protagonisti, si dimostra come
in effetti il giudizio di Seneca appaia particolarmente innovativo in special modo per quel che riguarda
il profilo professionale dell’avvocato, di cui si denuncia la perversa tendenza ad assecondare in
maniera esasperata i gusti di un pubblico clamosus.
In der Ara clementiae-Beschreibung im 12. Buch der Thebais läßt sich die Umdeutung literarischer
Vorlagen auf die eigene Zeit feststellen: Hatten die zitierten Beispiele der attischen Tragödie auf die
Legitimation demokratischer Institutionen abgezielt, rückt Statius die Prinzipatsideologie in den
Mittelpunkt. Hatte Seneca den Hercules Furens als Mahnung an den noch jugendlichen Nero
konzipiert, stellt Statius Domitian in einem Aition zur Altargründung die clementia als friedensstiftendes
Prinzip vor. War schließlich Vergils Aeneis ein Aufruf zur Pietas, ist die Thebais ein Plädoyer
für Clementia. Dieser Paradigmenwechsel trägt den neuen Zeitumständen Rechnung.
Bürgerkriegswirren – odia fraterna – hatte Statius erlebt, und sie haben seine Darstellung beeinflußt.
Vielleicht sah er in Domitian denjenigen, der die Verwerfungen glätten sollte und konnte.
The present article offers a critical analysis and assessment of the first Patristic attestations that we
have at our disposal concerning the origins of the canonical Gospels: Papias of Hierapolis, Polycarpus
of Smyrna, Irenaeus, Clement of Alexandria, Origen, Eusebius. Interesting and scarcely studied
evidence of the composition of the Gospels, and in particular of the Gospel of John, provided by
Theodore of Mopsuestia, is also presented and commented on, in the context of the historical and
exegetical tradition of the so-called School of Antioch.
Imperial titulature, as it is found in late Roman constitutions, include words pertaining to religious
language. Terms, that define some of the emperors’ virtues, link them to the divine field. The new
religious trend of the Roman Empire did not influence this use. An unbroken use of a sort of “classic”
language is observed. For this reason Christian emperors could describe themselves as “divus” or
“numen”. These titles became honorific and formulary, gradually losing the original religious sense.
Il rapporto tra oralità e trattatistica grammaticale latina è un problema a due facce. Da un lato esso
può essere studiato dal punto di vista dello spazio che i grammatici concedono nelle loro opere alla
riflessione teorica sulla comunicazione orale, dall’altro si può assumere come oggetto di indagine il
modo in cui la dinamica scritto/orale si manifesta nel testo stesso delle artes. Per quanto riguarda il
primo aspetto, l’analisi di una serie di passi documenta l’attenzione prestata dai grammatici nei
confronti della comunicazione orale, anche se tale dimensione non è oggetto di una trattazione
autonoma e occupa una posizione di secondo piano rispetto all’indubbia preminenza dello scritto.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, si studiano le forme di tale dinamica e se ne propone una
tipologia preliminare.
The aim of this paper consists in providing evidences and a new interpretation of an inscribed Roman
Mosaic found in Tarazona de la Mancha (Albacete, Spain) and dated in the IVth century A.D. F.-J.
de Rueda unpublished PhD, Mosaicos Romanos con Estaciones en España, UAB, Bellaterra, 2001,
refuses the inclusion of this mosaic between the Roman Four Seasons Mosaics from Hispania. But
I propose its inclusion in the catalogue under the light of some not considered texs and some North-
African Roman pavements, through a new consideration of the vegetal decoration always identified
with the Winter season.
A fragment of a MS, containing Cicero’s Pro Milone, has been reused as cover for the records of
the notary and scholar Francesco Bresciani (1629-1700), active in Cremona. It has been discovered
in the Archivio di Stato of Cremona, Notarile, filza 5556; palaeographical features point to the middle
of the XVth Century and to Northern Italy as place of origin.
Lo studioso italiano di letteratura latina Aurelio Giuseppe Amatucci (1867-1960) affrontò, anche in
maniera teorica e ideologica, la letteratura cristiana antica. Egli sottolineò la natura storico-filologica
(non teologica) della nuova disciplina e produsse su di essa studi di tipo squisitamente letterario.
Partendo dal primato della lettura dei testi, l’Amatucci è portato a marcare di più, tra letteratura
cristiana e letteratura latina, la continuità, favorita soprattutto dalla scuola romana e dalla retorica.
La letteratura latina cristiana è però nel contempo germe della spiritualità delle moderne letterature
dell’Europa. Da buon crociano, e insieme sensibile linguista, egli sa, come pochi, far percepire la
permanenza eterna delle forme e cerca sempre un filo conduttore spirituale, che dia spessore unitario
ai fatti letterari.
A Rieti, il 29-30 settembre 2006, ha avuto luogo un convegno internazionale di studi per il ventesimo
anniversario della morte di mons. Benedetto Riposati, professore di Letteratura latina
nell’Università Cattolica per circa trent’anni, studioso esimio di retorica antica e di autori latini, in
particolare di Varrone. Si dà conto delle relazioni e testimonianze di amici e colleghi.
M. Cultraro, I Micenei. Archeologia, storia, società dei Greci prima di Omero (M. Iodice), - D. Mertens, Città e monumenti dei Greci d’Occidente: dalla colonizzazione alla crisi di fine V sec. a.C., disegni di M. Schützenberger (F. Cordano), - Alceo, Liriche e frammenti, trad. poetiche di M. Coco (A. Porro),- The New Posidippus. A Hellenistic Poetry Book, ed. by K. Gutzwiller (S. Barbantani), - J.F. McGlew, Citizens on Stage. Comedy and Political Culture in the Athenian Democracy (I. Augello), - Entstehung von Staat und Stadt bei den Etruskern: Probleme und Möglichkeiten der Erforschung früher Gemeinschaften in Etrurien im Vergleich zu anderen mittelmeerischen Kulturen, hrsg. von L. Aigner-Foresti - P. Siewert (M. Sordi), - K.W. Welwei, Res publica und Imperium. Kleine Schriften zur römischen Geschichte (M. Sordi), - Nike. Ideologia, iconografia e feste della vittoria in età antica, a c. di D. Musti (M. Sordi), - Quarto libro dei Maccabei, testo, trad., introd. e commento di G. Scarpat, nota storica di G. Firpo (I. Ramelli), - Favorinos d’Arles, Œuvres, I, Introduction générale, Témoignages, Discours aux Corinthiens, Sur la fortune, par E. Amato, trad. par Y. Julien (I. Ramelli), - G. Milanese, Censimento dei manoscritti noniani (P. Gatti), - L.M. White, From Jesus to Christianity. How Four Generations of Visionaries and Storytellers Created the New Testament and Christian Faith (I. Ramelli), - Il volto del mistero. Mistero e rivelazione nella cultura religiosa tardoantica, a c. di A.M. Mazzanti (G. Chiapparini), - Comparer les comparatismes. Perspectives sur l’histoire et les sciences des religions, par M. Burger - C. Calame (G. Tosetti), - Nuovo e antico nella cultura greco-latina di IV-VI secolo, a c. di I. Gualandri, F. Conca, R. Passarella (E. Giazzi), - Le passioni della retorica, a c. di G. Petrone (M. Rivoltella), - J.-M. André, La médecine à Rome (G. Galimberti Biffino), - Walter Belardi, Il mondo fuzzy del dopo-Babele (C. Milani).
Die neuen Linear B-Texte aus Theben. Ihr Aufschlusswert für die mykenische Sprache und Kultur, hrsg. von S. Deger-Jalkotzy - O. Panagl (C. Milani), - R. Giacomelli, Nuove ricerche falische (C. Milani), - Valori letterari delle opere di Plutarco. Studi offerti al Professore Italo Gallo dall’International Plutarch Society, a c. di A. Pérez Jiménez - F. Titchener (I. Ramelli), - G. Paduano, Il teatro antico: guida alle opere (M.M. Bianco), - Le rinascite della tragedia. Origini classiche e tradizioni europee, a c. di G. Guastella, collab. di G. Cardinali (A. Borgo), - G. Cipriani, La voce di Medea. Dal testo alla scena, da Seneca a Cherubini (A. Borgo), - L. Graverini, W. Keulen, A. Barchiesi, Il romanzo antico (A. Borgo), - RYSMOS. Studi di poesia, metrica e musica greca offerti dagli allievi a Luigi Enrico Rossi per i suoi settant’anni, a c. di R. Nicolai (A. Porro), - J.-M. Olivier - M.-A. Monégier du Sorbier, Manuscrits grecs récemment découverts en République Tchèque (A. Porro), - Aspetti della Fortuna dell’Antico nella Cultura Europea, a c. di E. Narducci, S. Audano, L. Fezzi (A. Borgo), - Koruphàio andrí. Mélanges offerts à André Hurst, par A. Kolde, A. Lukinovich, A.-L. Rey (S. Barbantani), - L’emotività tra poesia e prosa latina, a c. di P. Della Morte - E. Mastellone (C. Milani), - G. Cret¸ia, Dignus et ses dérivés. Étude de lexicologie diachronique latine (S. Stucchi), - Indo-European Perspectives. Studies in Honour of Anna Morpurgo Davies, ed. by J.H.W. Penney (C. Milani).